Gennaio, una parola sarda al mese: “M” come “Ma”

descrizioneRadici e semantica delle parole sarde rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico di storia e di cultura sarda a Biella

MA congiunzione sarda e italiana esprimente un valore avversativo, di contrapposizione tra due elementi di una stessa proposizione o tra due proposizioni dello stesso genere; ma non solo. Secondo il Diz. Etimol. Della Lingua Italiana deriverebbe dal lat. mǎgis ‘più, piuttosto’. Però le ipotesi fatte da DELI per accreditare questo inconsueto passaggio ostano parecchio, oltre che con la forma, con la semantica. La questione, così posta, non è da prendere in considerazione.
Ma sembra un termine mediterraneo precursore delle lingue cosiddette classiche. È presente nella lingua hittita in forma enclitica, dove –ma indica appunto il nostro ‘ma’ e pure ‘e’, ‘invece’. È insomma una particella congiuntiva che, per certi versi, ha tutte le caratteristiche del sardo (e italiano) ma, e ne ha pure parecchie altre che condivide sempre col sardo (e italiano) ma.
La nostra particella, come enclitica o isolata, si ritrova pure in accadico: –ma serve anzitutto a dare enfasi alle singole parole, specialmente se sono dei predicati di una clausola nominale; in secondo luogo –ma ha pure il significato congiuntivo di ‘e’. Isolatamente, significa ‘che cosa!’ (ingl. what!) particolarmente nell’introdurre e continuare il discorso diretto; ha pure il significato dell’ingl. ‘indeed’ specialmente nelle espressioni di indignazione. In ultimo vedi l’egizio ‘like, as, according to, inasmuch as, since, as well as, together with’; secondo, sino a, da, come, con’.
Per capire meglio il valore dell’identità tra le particelle semitico-ittite-egizie e quelle sardo-italiane, vedi di seguito alcuni sintagmi presi dal Ditzionàriu del Puddu: bollu ma non potzu; est bellu ma costat caru; paret bonu ma est malu;  at a essi unu castigu, ma nosu no nci podeus fai nuḍḍa!; m’apo fatu una drommìda… ma una, mih!, própiu a piaghere;  de cuss’erba bi nḍḍ’at a matas mannas, ma bellas, mih!;  ma ses togu, là!...;  ma ḍu scis ca ses prόpiu pighendi a s’anima?;  ma macu ses, ki faghes gai?; ma bai, toca, ki no esti aici!; ma a ti nḍe keres andare!?

Salvatore Dedola,
glottologo-semitista

Nell’immagine: l’incipit “M”, in Giampaolo Mele (a cura di), Die ac Nocte. I Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all’età spagnola (secoli XI-XVII), Cagliari: AMD Edizioni, 2009.

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