“Cardu reu” e “masedu” per riannodare il ricordo dell’Isola

Aldo Desogus
Aldo Desogus e il suo cardu masedu coltivato a Vigliano Biellese.

Al pari dell’appaesamento, il complesso fenomeno dell’emigrazione porta con sé il fardello dell’identità, quella scoperta che una persona ha di quello che è, delle proprie caratteristiche fondamentali, che la definiscono come essere umano in relazione con gli altri.
L’identità si materializza nella scelta di oggetti posti in valigia al momento della partenza e che, puntualmente, si rinnova ad ogni ripartenza dai luoghi di origine verso i luoghi di nuova residenza.
Tra questi recano con sé carichi di affetto pietre, piante, fiori o semplici semi da mettere a dimora in vasi o terrazzi e tutti quegli oggetti che rimandano e riannodano il ricordo dei luoghi natii.
Capita così che in uno dei venti appezzamenti destinati ad orto, assegnati dal Comune di Vigliano Biellese ad altrettanti pensionati del vasto centro urbano alle porte di Biella, vengano coltivati ortaggi inconsueti negli orti alpini. A differenza dei giardini botanici in cui vengono coltivati esemplari botanici, scelti in quanto esotici. Negli orti degli emigrati le piante hanno con sé la forza della familiarità della memoria che mette in comunione con i luoghi di origine e col ricordo che di essi portiamo nel cuore.
Nel piccolo ritaglio di terrà affidato ad Aldo Desogus, originario di Carbonia e trapiantato a Biella nei primi anni Sessanta del Novecento, è possibile ritrovare alcune specie botaniche caratteristiche degli orti sardi; tra queste un breve filare di cardi (Cynara cardunculus), in una varietà domestica particolarmente rigogliosa di quel “Gureù/ Cardu reu” che caratterizza e colonizza le terre di Sardegna.
Aldo Desogus è qui ritratto, nel suo orto alpino, con il gigantesco esemplare di cardo “masedu”, domestico, alto oltre due metri e del peso di una decina di chilogrammi.Continua a leggere →

Su Nuraghe in musica – Lectio magistralis: saggio dei Soci

Eleonora Pomice e Paolo Mattinelli
Eleonora Pomice e Paolo Mattinelli.

Particolarmente interessante si annuncia la IX edizione di Su Nuraghe in musica, l’appuntamento autunnale del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe, in calendario sabato 5 novembre, alle ore 21, presso le sale della Biblioteca di via Galileo Galilei, 11, a Biella.
La serata, a coronamento de “I colori dell’arte“, la mostra di pittura di Renata Tuveri, inaugurata sabato 29 ottobre, si propone di far conoscere e presentarsi tra Soci della grande famiglia che fa capo alla Comunità dei Sardi di Biella, all’interno dell’articolato programma di attivati proposte dall’Associazione.
Il saggio di quanto proposto e appreso durante il corso di “balli continentali”, tenuto dal maestro Alessandro Tropeano e coordinato da Melinda Marrocu, sarà una nuova occasione di incontro e di conoscenza.
Questa volta, le luci della ribalta saranno puntate su Eleonora Pomice e Paolo Mattinelli, interpreti piemontesi di creatività musicale. Durante la loro Lectio magistralis, Paolo, “trombettista di Su Nuraghe” durante le cerimonie presso l’area monumentale di Nuraghe Chervu, si presenterà come musicista e cantante professionista, diplomato in conservatorio, da anni presente nel mondo della musica leggera, unitamente alla moglie Eleonora, di formazione classica, da anni nel mondo della musica leggera, anch’ella professionista.
Eleonora e Paolo, insieme nel “Duo EP”, hanno pubblicato diversi singoli inediti, scritti e cantati da loro, raccolti in un album, presenti, da qualche mese, anche su internet. I loro brani, alcuni dei quali corredati da video musicale, sono trasmessi da radio nazionali e locali e da canali televisivi.
A “Su Nuraghe in musica 2011” sarà possibile assistere ad anticipazioni di nuovi lavori che saranno supportati da concerti ed iniziative di promozione.Continua a leggere →

Mostra: composito cammeo di Unità, di Biella e di Sardegna

Le generazioni passano e si susseguono, i luoghi e le mete di arrivo mutano, ma le storie di famiglia e gli elementi identitari permangono nelle esistenze individuali e collettive

Francesco Alberti La Marmora
Il marchese Francesco Alberti La Marmora ritratto tra i reperti sardi in mostra a Biella provenienti daglia Archivi di Famiglia e dal Museo di Scienze Naturali di Torino.

L’inaugurazione della mostra Quattro biellesi nel Risorgimento: i fratelli La Marmora, lo scorso Sabato 22 Ottobre 2011 a Biella, è stata un’occasione nella quale, attraverso una serie di interventi e di gesti da parte degli attori che hanno promosso il relativo allestimento, è stata offerta al pubblico una ricca serie di spunti di riflessione dagli esiti e dai corollari non affatto scontati.
Come evidenziato nel precedente articolo a riguardo, le Autorità presenti hanno focalizzato la loro attenzione sull’importanza e sul significato dell’evento espositivo per la città ospitante, nella riscoperta della sua memoria attraverso la storia di una famiglia locale così importante. Una casata che, attraverso i suoi figli e, nella specie, i quattro protagonisti del Risorgimento, è stata straordinaria interprete dell’avventura unificatrice dell’Italia, non solo sul piano squisitamente politico e ricoprendo ruoli di responsabilità e di primo piano nelle Istituzioni, ma, anche, lungo il profilo della cultura. Persone, i fratelli La Marmora, capaci di guardare oltre il proprio “cortile di casa” in quanto “uomini di mondo” che presero contatto con le realtà, gli ambienti, l’istruzione, i saperi e le idee “extraterritoriali” e d’Oltralpe. E, grazie a queste relazioni elitarie, a loro modo innovatori e pragmatici attori nei rispettivi campi di azione, da quello militare all’ambito governativo, per non parlare di quello intellettuale-scientifico attraverso Alberto, un esponente modello e precursore, non solo metaforicamente parlando, anche per gli italiani del presente, Biellesi e Sardi in primo luogo.Continua a leggere →

Un grande evento di valore culturale e di respiro nazionale

Quattro biellesi nel Risorgimento: i fratelli La Marmora – Quattro personaggi che, con la loro storia ed i loro oggetti, rappresentano un esempio-guida di “italianità” espressa nella specificità “biellese” – Alberto La Marmora e la sua Sardegna in mostra a Biella

Torre di Palazzo Ferrero
Torre di Palazzo Ferrero della Famiglia La Marmora, uno dei simboli della città alpina.

«Orgoglio della Città di Biella. Emblema dell’Italia Unita». Con queste parole è possibile interpretare il leitmotiv di fondo alla mostra “Quattro biellesi nel Risorgimento: i fratelli La Marmora”. Inaugurata lo scorso Sabato 22 Ottobre 2011 ed aperta fino al prossimo Dicembre 2011, la rassegna rappresenta il frutto di un composito lavoro di sinergie tra più soggetti di diversi territori, pubblici e privati, che ha visto in prima fila il Centro Studi Generazione e Luoghi – Archivi Alberti La Marmora ed il Comune di Biella, dando luogo ad un vero e proprio “fiore all’occhiello” all’interno delle manifestazioni cittadine volte a celebrare il 150°Anniversario dell’Unità d’Italia. Un’esposizione capace di coinvolgere l’intero abitato posto all’ombra di Oropa, grazie alla storia di una famiglia profondamente biellese e nella sostanza italiana, tanto più con un allestimento realizzato in ben quattro sedi cittadine, in una riscoperta di memoria e di identità locale ed, insieme, del Bel Paese. Una proposta di «riscoperta delle radici della Patria nella città di Biella», quindi, che sembra essere una risposta ad un’esigenza specifica dei nostri tempi e delle genti che abitano questi territori, come bene testimoniano anche i numeri evidenziati nel corso della partecipata conferenza inaugurale della rassegna, ossia le oltre 23 mila persone che risultano aver preso parte fino ad oggi alle varie proposte di “Biellesi tessitori di Unità“, pari a circa la metà degli abitanti del capoluogo di provincia.Continua a leggere →

Sorigai a benni a is atobius, martis 25 mes’e ladamini

Biella – Circolo Su Nuraghe – martedì 25 ottobre, ore 21 – “Mannigos de memoria“, serata in “Limba“, nelle varianti locali della Lingua sarda

costumi di Sardegna
Costumi di Sardegna.

Is atobius chi feus s’urtimu martis de su mesi funt cumenti una mitza di acua frisca: aspetaus e apretziaus de is chi ndi faint parti. No est chi ci siat genti meda ma is chi ci funt, ascurtant interessaus, atentus e totus pigant parti a is arrejonus.
Donniunu cun su chistionai de su logu suu e totus si cumprendit a pari. A sa faci de cussus chi, de sa trona, si bolint nai cali sardu depeus imperai. Pagus bortas calincunu preguntat ispricu po calincunu fueddu e casi sempri est ca sa cosa, a is partis suas, est narada in atera manera. A s’arrejonu in campidanesu cabuderresu de Antoni Siddi arrespundit Battista in logudoresu putzumaioresu e Zelinu aciungit sa sua cun su chistionai de Collinas mentris Gavinu, in logudoresu de Osilo, domandat scera po unu fueddu chi no hat cumprendiu.
In totu custu Pieru chi tenit s’incarrigu de ordingiai custus atobius pigat nota de su chi si narat de manera chi donnia borta si fatzat una memoria de is argumentus chi si pigant. Custa borta, perou teniat cosa ‘e fai meda i est tocau a mei de arregordai a totus, is argumentus chi si funt bogaus a pillu in s’atobiu de su mesi passau. Ma sigumenti seu becixeddu e unu pagu, iant a nai in logudoro, conchilenu, tenei passientzia e custa borta non c’adessiri s’arregordu, ca de totu su chi s’est nau no m’est abarrau nudda in conca; cuntentaisì de ligi su chi apu nau deu a pitzus de is jogus chi femus a piciocheddus e sorigai a benni a is atobius e chi siais medas; cumbidai is amigus a si fai cumpangia.
C’est sempri de imparai. A si biri su 25 de su mes’e ladamini.Continua a leggere →