
Biella forse è l’unica città, almeno in Piemonte, che fa ancora uso, in determinate circostanze, della mazza civica, in alternativa al gonfalone.
La Mazza era un’insegna d’onore del corpo decurionale, vale a dire dell’amministrazione comunale. Con il tempo, i comuni ne abbandonarono l’uso, preferendo il gonfalone; non invece l’ordine giudiziario (corti d’appello e suprema corte di cassazione), che nelle cerimonie particolarmente solenni, come l’inaugurazione dell’anno giudiziario, la usa ancora oggigiorno.
Non si sa da quando la città di Biella fa uso della Mazza. Ricerche archivistiche esperite in passato dal già citato Pietro Torrione non diedero i frutti sperati. È assai probabile però che l’uso abbia avuto inizio dopo la concessione delle già citate (parlando dello stemma) patenti ducali di infeudazione del 1660, con le quali la città ottenne anche la giurisdizione penale di seconda istanza, in aggiunta a quella che già deteneva riguardante le cause civili.
Non si conosce la foggia della prima Mazza. Si sa solo che essa era d’argento e che, come quella del Capitolo della Cattedrale, fu dal Municipio (conquistato dai Giacobini) donata al Governo provvisorio piemontese costituitosi nel dicembre 1798, il quale era travagliato da una grave situazione economica.
Con il ritorno della monarchia nel 1814, il comune decise di dotarsi di una nuova Mazza di rappresentanza – questa volta in legno dorato – e fu incaricato l’architetto e ingegnere Nicola Tarino di studiarne la foggia.Continua a leggere →