Nuraghe Chervu eretto proprio a lode di te, Brigata Sassari

Una sinfonia che si eleva al cielo – A questo concerto si aggiunge la tua nota possente: oggi, sei anche tu qui con noi, Brigata Sassari…

Padre Accursio a Nuraghe ChervuBrigata Sassari!
Da ogni punto, da ogni spazio di questa architettura che ci ospita (la basilica di San Sebastiano in Biella), cinque secoli ti guardano, perché qui non c’è pietra che non grondi storia…
Se queste mura avessero lingua, ecco l’occasione in cui proclamerebbero a gran voce la loro gioia, il loro orgoglio di accogliere così qualificate rappresentanze.
Guardati attorno.
Ti circondano i Labari delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, specialmente quelle che qui ospitano i loro fondatori: le Batterie a cavallo di Alfonso La Marmora, i Bersaglieri di Alessandro La Marmora.
Poi, tutte le altre che annualmente convengono qui alla celebrazione della parte religiosa delle loro commemorazioni.
E c’è un altro insigne personaggio della predetta famiglia, particolarmente legato al tuo suolo: Alberto La Marmora, cui va il merito di tante ricerche scientifiche che oggi ancora illustrano la tua storia, il tuo folclore, la tua geologia.
Brigata “Sassari”: siamo orgogliosi di poterti accogliere tra noi ufficialmente per la prima volta … ed offriamo a te le nostre primizie.
Questa chiesa che ti ospita è monumento nazionale, è un raro esempio architettonico di stile rinascimentale lombardo-piemontese, è Tempio civico della Città di Biella, è sacello di glorie risorgimentali.Continua a leggere →

Nuraghe Chervu, pietre della Memoria, dare forma al ricordo

Il Prefetto e il Questore di Biella a Nuraghe ChervuIl tema della Memoria si connette strettamente a quel concetto che il filosofo tedesco Leibniz esprimeva come la scoperta delle: «…origini delle cose presenti ritrovate fra le cose passate…». In natura le pietre costituiscono sicuramente una delle più eclatanti conferme di tale asserto, in quanto testimonianza del “precedente” e dell’evoluzione verso il tempo attuale. Mircea Eliade, nel suo Trattato di storia delle religioni (Ed. Universale Bollati Boringhieri, Torino, 2008, pp. 195 – 214), ricorda come le pietre, specie quelle megalitiche, siano state scelte dall’uomo come vere e proprie manifestazioni del sacro sin dall’antichità a causa dei loro caratteri di durezza, ruvidità e per il loro connotati di permanenza e stabilità nel tempo.
A tale riguardo lo studio dell’archeologia ha dimostrato come i massi quali i menhir (dal bretone men, pietra, e hir, lunga) spesso abbiano avuto una funzione rituale e funeraria connessa al ricordo “visibile” dei defunti. Riguardo agli antichi Sardi, Giovanni Lilliu (Cfr., Sardegna Nuragica, Ed. Il Maestrale, Nuoro, 2006, p. 63) ha affermato che: «…il megalitismo…fissa in grande le memorie, e dà il senso che si sia costruito per l’eternità…». Lo studio della simbologia dei nuraghi, in particolare (Cfr., ex plurimis, M.Puddu, Simbologia del nuraghe, in Sardegna mediterranea. Semestrale di cultura, n. 23, 2008, pp. 36 – 39), ha confermato come le note torri avessero anche la funzione di rappresentare, di per sé, l’immutabilità della forma e della sostanza, richiamando, così, il concetto d’immortalità e di tramite ideale tra la terra ed il cielo, il mondo della spiritualità.
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Memoria funzionale e Memoria culturale

RoseLa Memoria, argomento che costantemente domina i dibattiti culturali dei nostri giorni, è tema poliedrico e essenzialmente pluri-disciplinare. Emblematici sono alcuni recenti avvenimenti tra cui il Convegno veneto della FASI su Mannigos de Memoria, i Granai della Memoria, tenutosi il 24 Gennaio 2010 a Padova; in un articolo del 15 Dicembre 2009 il quotidiano La Stampa annunciava che la Memoria sarebbe stato il filo conduttore del XXIII° Salone Internazionale del Libro di Torino (13 – 17 Maggio 2010); a Biella, a partire da Venerdì 22 gennaio 2010, presso il Museo del Territorio, si svolge Memorandum, festival della fotografia storica che, coinvolgendo operatori ed istituzioni pubbliche e private, vuole avviare un’approfondita discussione su come salvare e rendere fruibili al grande pubblico archivi fotografici e, più in generale, le forme di memoria collettiva del passato, spesso di grande interesse ma poco conosciute, ancora più difficilmente accessibili e, soprattutto, ad alto rischio di estinzione per gli alti costi di tempo, denaro e conservazione che richiedono.
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Papassinos, dolci sardi della rinascita

Sabato 30 gennaio, alle ore 21, al Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella ritornano i Sapori di Sardegna – Nella Lastrucci Scatta presenterà sos papassinos nella variante di Tertenia

LocandinaTertenia, il paese più meridionale dell’Ogliastra, 100 km da Cagliari, sorge nella valle compresa tra Monte Ferru e il tacco di Monte Arbu, conserva interessanti simbologie nell’arte effimera del pane e nei dolci della festa.
Molti conoscono il candido pane degli sposi a forma di coroncine intagliate (piccadas), infilato in lunghe canne verdi portate dai fanciulli che aprono il corteo nuziale ogliastrino.
Tra i dolci, particolarissimi sono sos papassinos per via dell’insolita forma tronco-conica che rimanda a quella del nuraghe, diversa da quella più usuale a forma di losanga.
Come in altri casi, gli ingredienti di questa specialità contadina sono tipici dei dolci autunno-invernali dell’Europa folclorica: noci, mandorle o nocciole, farina, uva passa e “saba”, l’immancabile vincotto con funzione edulcorante.
Si tratta di prodotti di lunga conservazione che fino a un recente passato venivano custoditi nelle dispense domestiche per superare i mesi più freddi dell’anno e la ridotta disponibilità di cibo.
Alla morte stagionale, seguita dal suo rifiorire, veniva associata la caducità della vita dell’uomo e l’attesa di rinascita.
Infatti, quella della natura non è mai morte definitiva. È un eterno susseguirsi morte/vita, una rigenerazione continua come l’alternarsi del giorno e della notte.Continua a leggere →

Memoria dell’Identità

Mannigos de MemoriaMannigos de memoria in limbas dae su disterru è il titolo del progetto di interviste in Limba presentato dalla FASI al termine del 2008, iniziativa volta a promuovere e studiare la conservazione della Lingua sarda nel mondo dell’emigrazione, nonché a raccogliere la documentazione e le testimonianze di storie di vita dei numerosi sardi che hanno lasciato nel corso degli anni l’Isola per tentare la fortuna e col fine di garantire ai propri figli un futuro che difficilmente sarebbe stato possibile nei luoghi di nascita.
Proposta culturale che, ancora una volta, conferma la presenza del duplice filo conduttore costante nelle programmazioni e nei dibattiti intellettuali di questi tempi, costituito dal tema delle Radici e, più in generale, della Memoria, da una parte e, dalla questione dell’Emigrazione, dall’altra, come anche recentemente testimoniato dall’inaugurazione, nell’Ottobre 2009, del Museo Nazionale dell’Immigrazione Italiana a Roma, presso il complesso del Vittoriano, simbolo per eccellenza dell’Unità Nazionale.
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