I Sardi di Biella inaugurano il Museo delle Migrazioni a Pettinengo

Pettinengo, La madre dell'ucciso

Oggi su RAI TRE Piemonte, Veneto e Sardegna – Apertura tutte le domeniche dalle ore 15 alle ore 18. Ingresso libero. Immagini

Sabato 29 aprile, la Festa nazionale sarda “Sa Die de sa Sardigna” è stata celebrata a Biella con l’inaugurazione a Pettinengo del Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di popoli. In piedi, in apertura e chiusura dell’evento, le Voci di Su Nuraghe hanno intonato “Procurade de moderare”, l’inno del Popolo sardo composto nel 1794 da Francesco Ignazio Mannu. Per l’occasione, la FASI (Federazione Associazioni Sarde in Italia) ha tenuto il direttivo nazionale presso la sede della Società operaia di Pettinengo, a pochi metri di distanza dai luoghi delle celebrazioni. Le riprese di Rai Tre, andranno in onda oggi in Piemonte, in Sardegna e in Veneto.
Il polo museale Biellese scavalca i confini locali, interessando bacini turistici finora poco scandagliati.

Il piccolo centro di montagna, dismesse le industrie che hanno caratterizzato fino a pochi anni fa l’economia locale, affronta le sfide del presente puntando su nuove possibilità di sviluppo, con tre musei aperti recentemente: quello delle acquasantiere, dedicato alla sacralità dell’acqua e una casa museo con gli oggetti degli amici della Piccola Fata, associazione che apre le porte a una sessantina di bambini e bambine che apprendono l’arte del ricamo, tra canzoni e poesie, imparando a usare il telaio e a lavorare la creta. Ultimo arrivato: il Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di popoli. Allestito su uno stabile della Regione Autonoma della Sardegna, donato dalla famiglia di Gastone Mazzia Piciot, emigrata in Francia, concesso in usufrutto al Circolo Culturale Sardo di Biella. È stato inaugurato ieri con le salve beneaugurali dei Fucilieri di Su Nuraghe nelle divise dell’antica milizia, al suono della banda Musicale di Pettinengo, benedetto dalle Donne del Grano e dal cappellano di Su Nuraghe, don Ferdinando Gallu. A far da corona, le Valette an Gipoun, della Vale del Cervo, le donne della Valle Anzasca e di Pettinengo nei loro abiti tradizionali e tanta e tanta gente. Al centro degli allestimenti la statua marmorea della “Madre dell’ucciso”, “Sa mama de su mortu” di Francesco Ciusa. Opera importante per la storia dell’arte italiana del Novecento, con la Sardegna che entra da protagonista nella cultura della penisola oltrepassando le Alpi e gli oceani. Dell’artista sardo che ha scelto di operare in Italia, rifiutando offerte americane di lavoro, esistono copie in bronzo della statua di gesso esposta alla Biennale di Venezia del 1907, acquistata nel 1939 dalla Galleria Comunale d’Arte di Cagliari. Si conoscono successive cinque versioni in bronzo: la prima, su richiesta dell’allora Ministero della Pubblica Istruzione, fusa subito dopo l’esposizione del 1907, si trova alla Galleria d’Arte Moderna di Roma; la seconda sembrerebbe essere stata eseguita per un museo londinese; la terza per la Galleria d’Arte Moderna di Palermo.
Grazie al conte Vittorio Buratti che nel 1942 acquistò la copia marmorea dalla Galleria d’Arte di Paolo Triscornia di Ferdinando di Carrara per arredare la sontuosa villa Malpenga, da allora, l’importante opera è stata custodita nel Biellese. Ora, a turisti, studiosi ed amanti dell’arte Italiana del Novecento, un’occasione in più per venire a visitare anche una terra tutta da scoprire.
Apertura del museo: domenica dalle ore 15 alle ore 18. Ingresso libero.

Simmaco Cabiddu

Nelle immagini: Pettinengo, La madre dell’ucciso e Fucilieri di Su Nuraghe

Pettinengo, Fucilieri di Su Nuraghe

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