Da Carrara a Biella una pietra in marmo per ricordare i Caduti della Prima guerra mondiale

Francesco De Pasquale, Michele Monforni

Una pietra di marmo di Carrara con inciso il nome della Città e il numero dei suoi Caduti nella Grande guerra contribuirà ad arricchire il vasto selciato di pietre “di riuso” provenienti da tutta Italia, già posate nell’area monumentale del Nuraghe Chervu alle porte di Biella nel marzo del 2019, nel contesto delle celebrazioni nazionali per la fine del conflitto.
Dal 2015 il Comune di Biella e il Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe sono promotori di un progetto che, dedicato in origine alla Brigata “Sassari”, prevede la realizzazione di un monumento costituito da una pavimentazione a lastre, ciascuna con inciso il numero dei Caduti e il comune di provenienza. Inizialmente l’invito era stato rivolto solo ai Comuni sardi e piemontesi, ma poi, visto il successo dell’iniziativa, si è pensato di estenderlo a tutti i comuni d’Italia. Molti dei quali in quest’ultimo anno pur segnato dalla pandemia, hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa.
La pietra di Carrara, capitale mondiale del marmo, e dal 2017 Città Creativa Unesco per l’artigianato e l’arte popolare, arriverà presto via corriere negli uffici comunali di Biella, anch’essa iscritta nel prestigioso Creative Cities Network dell’Unesco dal 2019.
La lastra, scolpita dall’artigiano Michele Monfroni, con notizia rilanciata dal quotidiano “La Nazione”, ricorda il sacrificio compiuto da 903 Carraresi durante il tremendo conflitto che ha insanguinato l’Europa ormai più di cento anni fa.
«Collaboriamo volentieri a questa idea che ci viene lanciata da una città creativa – commenta il primo cittadino di Carrara Francesco De Pasquale – e che ci permette di confermare e rafforzare il nostro ruolo di Città creativa per la lavorazione del marmo, allo stesso tempo ricordando un fatto storico che ha segnato la nostra comunità».
«È un’iniziativa interessante – aggiunge lo scultore Michele Monfroni – perché questo frammento di storia va ad aggiungersi ad altri frammenti che ci permettono di ricostruire il periodo. Ci aiutano a ricordare per non dimenticare».
La memoria storica legata al sacrificio dei cittadini di Carrara nella Grande Guerra, infatti, è stata recentemente vivificata in un libro intitolato “1000 non sono tornati” scritto da Ezio della Mea e Enzo Menconi. Gli autori vi hanno raccolto i nomi, la storia della vita militare, i reparti di appartenenza e le circostanze della morte di oltre 850 soldati carraresi e di circa 100 soldati originari di altri paesi, ma deceduti negli ospedali militari cittadini. In queste pagine sono raccontate «le loro sofferenze, lo spirito di abnegazione mostrato durante una guerra lunga e terribile, gli atti di eroismo e le cause della morte. Vengono resi noti anche il mestiere, lo stato civile e i nomi dei figli che molti soldati lasciarono orfani nel compiere il proprio dovere verso il nostro Paese». Un modo semplice per rendere onore ai soldati, ricordando anche chi siano stati in vita. Molteplici le fonti utilizzate: cippi, stele, monumenti civici delle diverse frazioni di Carrara, tombe, lapidi e registri cimiteriali.

Riccardo Pozzo

Nell’immagine: Francesco De Pasquale, sindaco di Carrara, con lo scultore Michele Monforni.

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