Una parola sarda al mese: “C” come “CIARRARE”

descrizione

Radici e semantica delle parole sarde, rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella

CIARRARE log. ‘ciarlare, chiacchierare, spettegolare’. Con questo lemma entriamo in un vasto campo semantico, dove rimane inclusa anche la voce italiana sciaràda ‘gioco enigmistico consistente nell’indovinare una parola della quale sono state indicate le parti in cui essa può venire scomposta’. Esempi presi da Internet: papa + vero = papavero; Barbie + re = barbiere. Altro esempio: Ai xxxx c’è un freddo che fa male (poli); Mia yyy è sorella di mia madre (zia); La xxxxyyy può essere stradale (polizia).

Il termine sciarada apparve in Italia nel 19° secolo ad opera degli enigmisti, e vien fatta derivare dal fr. charade (1772), «forse dal prvz. charrado ‘chiacchiera, conversazione’, da charrá ‘chiacchierare’, d’origine onomatopeica» (DELI).

Lo sbrigativo DELI (Dizionario Etimologico della Lingua Italiana) si dispensa dal porre in relazione il prvz. charrá con l’it. ciarlare‘chiacchierare, far pettegolezzi’, e tuttavia di quest’ultimo propone la stessa origine onomatopeica. In tutte le mie opere ho insistentemente annotato che le onomatopee in Italia e nel Mediterraneo sono rarissime, mentre esse, al contrario, vengono proposte a iosa dai filologi romanzi. Ma questo per essi è uno solo dei tarli che li fanno sragionare sull’intero campo delle etimologie. A parte il “tarlo fisso della onomatopea” (il classico rifugio dei neghittosi), occorre notare che alcuni filologi romanzi derivano le parole qua citate dal francese, altri le derivano dallo spagnolo. In ambo i gruppi di questi pensatori manca il pudore nonché l’impegno della ricerca; abbonda invece lo spirito coloniale, per il quale buona parte della lingua italiana deriverebbe comunque dal francese o dallo spagnolo; in sovrappiù è costume dei filologi romanzi derivare l’intera lingua sarda integralmente da Spagna e Italia (o dal latino), senza alcuna misericordia. Non c’è male quanto a rigore metodologico.

Con più onestà, tali filologi avrebbero dovuto, prima di tutto, ampliare il proprio terreno d’indagine, ed in tal guisa avrebbero appreso che il campo semantico da loro sbrigativamente e illogicamente rinchiuso tra le onomatopee ha una vastità che male s’accorda con l’onomatopea. Si trova tra l’altro in Sardegna col sassar. ciarrà, log. ciarrare, tzarrare ‘ciarlare’; anche ciarrulare; camp. ciaciarrái ‘idem’, log. ciaciarrare; sost. ciarra, tsarra log.; anche ciácciara log. e camp., ciánciara log. ‘chiacchiera, ciarla’; sp. cháchara. Wagner dichiara che queste voci sarde e quella spagnola sono (manco a dirlo) onomatopee; in più Wagner aggiunge che le voci sarde derivano (manco a dirlo) dalla Spagna, senza ch’egli tenga conto delle altre voci similari sparse per l’Italia nonché delle voci derivate, quale it. ciarlatano; sassar. ciaruritanu ‘spaccone, imbonitore’, ciarurità ‘chiacchierare, cianciare’.

Wagner si rifiutò di dare respiro mediterraneo a tutte le voci sarde, che possono essere moltiplicate nel sassar. ciaruḍḍà, log. tzoroḍḍare, atzoroḍḍare, accioroḍḍare, incioroḍḍare; camp. attzoroḍḍái, atzaroḍḍái, tzoroḍḍái, tzaroḍḍái, cioroḍḍái, scioroḍḍái‘rimescolare, pasticciare, sconvolgere’; anche ‘acciabattare, acciarpare, far male un lavoro’; fig. ‘parlare a vanvera’; scioroḍḍáu camp. ‘sconvolto’; attzoróḍḍu camp.; ciaroḍḍu sassar. ‘miscuglio, pasticcio’; iscioróḍḍiu log. ‘delirio, farneticamento’ (Spano).

Wagner, e con lui tutti i linguisti che si sono applicati alle etimologie italiane (cito soltanto Battaglia, Cortelazzo, Zolli), si sono auto-segretati nella ideologica casamatta di un “mondo plasmato dalle colonizzazioni, nel quale operava, anche in campo linguistico, la legge del più forte”, privandosi di un’ampia visione mediterranea ancorata alle vere origini del linguaggio. Togliendosi la benda, avrebbero potuto scoprire che quasi tutte queste parole, ad iniziare dal lemma qui esaminato (sciaràda) hanno remota origine nell’egizio shaār ‘to bargain, contrattare’ + åth ‘to seize, steal, snatch away, capture, plunder, carry off, transfer, remove; sequestrare, rubare, strappare, saccheggiare, portar, via, trasferire, togliere’. Il composto shaār-åth in origine significò ‘contrattare (la restituzione di) ciò che è stato rubato’.

Però il sassar. ciarrà, l’it. ciarlare, il prvz. charrà hanno diversa base, che proviene dal sumerico ḫara ‘ruffiana’, da cui il vb. sd. ciarràre ‘ruffianare’.

Salvatore Dedola, glottologo-semitista

Nell’immagine: l’incipit, “C”, in Giampaolo Mele (a cura di), Die ac Nocte. I Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all’età spagnola (secoli XI-XVII), Cagliari: AMD Edizioni, 2009

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