Radici e semantica delle parole sarde, rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella
RAMMU sass. ‘rame’. Cfr. rámene, arrámene log.; arrámini camp. m. ‘rame, minerale malleabile indicato col simbolo chimico Cu‘. Cfr. gen. rammo ‘rame’. Base etimologica della voce italica è il sum. ramu, con base in ra ‘solare, luminoso’ + mu ‘incantation, incantesimo’ = ‘incantesimo splendente’, o ‘splendore incantevole’ (causa lo splendore sensuale della materia). Non è un caso che sia legato alla parola akk. râmum ‘amore, love’. Nemmeno è un caso che il rame nel Medioevo dagli alchimisti fosse denominato Venere ed anche meretrix metallorum: a ciò concorsero il suo splendore, la malleabilità, la sua capacità di legarsi con tanti altri metalli. Quindi non è affatto un caso che gli antichi Romani chiamassero il rame āes, āeris, parola basata sul sum. a’aš ‘desiderio, brama, cupidigia, struggimento, libidine’. Si notino questi due radicali latini, il nominativo (āes) e l’altro (āeris) appartenente al genitivo, dativo ecc. Infatti, mentre il nominativo ha base nel sum. a’aš, le altre forme della declinazione hanno base nell’akk. eriu(m), werium, (w)erû(m) ‘rame’ < sum. erida ‘rame’.Continua a leggere →