Sardegna “le quattro stagioni di Aritzo”

Davide Mocci
Aritzo, il regista Mocci e un castagno secolare di Sardegna.

Sinossi del film di Davide Mocci

Ho dedicato quattro anni alla realizzazione di questo lavoro grazie al quale è possibile conoscere la natura più autentica della montagna sarda nel corso delle stagioni e la vita di una comunità affabile e laboriosa.
In questo documentario, unico per i suoi contenuti, per la prima volta è possibile osservare il giuramento barbaricino e uno tra i più importanti ma meno conosciuti aspetti della cultura sarda, la storia della neve e dei “niargios”, gli uomini della neve, che la custodivano, la raccoglievano e la trasportavano in tutta l’isola dal 1600 al 1920 circa.
Nelle ricostruzioni filmate possiamo conoscere una delle più belle pagine di storia economica della Sardegna mai documentata prima d’ora.
Gli aritzesi per molti secoli hanno basato la loro economia sullo sfruttamento dei prodotti della montagna e sull’utilizzo della neve.
Il filmato mostra anche la lavorazione della carapigna e del torrone, mostrando nel dettaglio le antiche fasi della loro lavorazione.
Ci racconta anche alcuni aspetti della vita di Bachis Sulis, un personaggio che amava la cultura e raccontare storie d’amore e che, forse per le tristi vicende che segnarono la sua vita, fini per scrivere e tramandare i disagi della sua sofferta esistenza.
I contenuti, la fotografia e i testi molto curati rendono davvero molto bello questo documentario che oltre agli aspetti antropici racconta la natura della Sardegna, in particolare quella del Gennargentu, nelle quattro stagioni.
Le immagini mostrano anche alcune preziose rarità del territorio sardo.
Il filmato inizia con la stagione primaverile quando i raggi del sole raggiungono la terra con un’inclinazione più incisiva, e la vita si risveglia dal lungo inverno.
Osserviamo come ciascun essere vivente occupa il suo ruolo.
L’impressione che si ha è quella che ogni cosa abbia un senso nel meraviglioso progetto della natura. In Sardegna la fioritura più attesa è quella del simbolo della montagna, la Peonia, chiamata anche “rosa del Gennargentu”.
Con l’arrivo della stagione estiva le scarse precipitazioni rendono il territorio più arido, le strade polverose. In questa stagione vedremo, non solo i castagni fioriti ornati da lunghi amenti di colore giallo pallido, ma anche la Genziana, una pianta molto rara da osservare in Sardegna, filmata sui rilievi del Gennargentu dove, timida e oramai quasi solitaria vive arroccata sulla montagna sarda.
Dopo le ultime calure estive i lunghi amenti dei castagni cadono al suolo e tappezzano la boscaglia.
Le lunghe foglie nervate e seghettate raggiunte dalla luce del sole rivelano un colore verde intenso poi, dopo breve tempo, assumono prima le dominanti giallo-arancio e quindi quelle rossastre.
Anche nei ricci, in seguito alla maturazione, avviene la stessa evoluzione cromatica.
E arrivato l’autunno. Nel Gennargentu il bosco ancora una volta cambia il suo volto.
In questa parte della Sardegna la neve cade regolarmente tutti gli anni già dalla stagione autunnale.
I pastori nella montagna e gli animali si preparano ad affrontare la stagione fredda, sicuramente quella che mette maggiormente a dura prova la loro tempra.
Nonostante portino con se molte difficoltà, l’autunno e l’inverno ci permettono anche di apprezzare meravigliosi paesaggi imbiancati che, soprattutto quando si accendono sotto la luce del sole, sono capaci di attrarre anche l’osservatore meno affascinato dai disegni della natura.
Lungo le strade, in alcuni anfratti, si possono ammirare le formazioni stalattitiche di ghiaccio.
Con questo documentario possiamo apprezzare il meraviglioso progetto delle stagioni che immutabile continuerà per sempre scandendo il ritmo della natura e permettendo a noi esseri umani di contemplare i disegni delle stagioni.

Davide Mocci

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