Febbraio 2023, una parola sarda al mese: “R” come “RAGAPEDDE”

descrizioneRadici e semantica delle parole sarde, rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella

RAGAPEDDE ‘pipistrello’ (Chiroptera) (Sindìa). Questo avionimo significa letteralmente ‘con la pelle tipo ragas’. Per ragas(plurale) s’intende un ‘gonnellino di orbace nero’ appartenente al costume maschile dell’intera Sardegna. Da tutti gli studiosi è chiamato proprio così: gonnellino. Wagner propone l’origine dall’italiano braca, braga, che è dal lat. brăca, di origine gallica secondo Diodoro siculo ed Esichio, designante i ‘pantaloni’, un indumento che fu delle popolazioni celtiche ma ignoto ai Romani, i quali lo adottarono soltanto sul finire dell’Impero.

Nessuno ha mai notato la contraddizione tutta sarda di chiamare gonnellino quelli che, stante l’etimologia corrente, dovrebbero essere pantaloni. In realtà le ragas a noi note attualmente non sono né gonnellino né pantaloni poiché, pur avendo sagoma di gonnellino, hanno le falde saldate da una vistosa traversa inguinale.

La foggia attuale delle ragas è spia di due successivi episodi di “moralizzazione” – voluti evidentemente dal clero bizantino – che modificarono l’antica foggia. In tal guisa, la traversa inguinale delle ragas fu il primo approdo sessuofobico, seguito poi dalle brache vere e proprie, ossia da bianchi mutandoni di lino, lunghi oltre il ginocchio, che vennero indossati sotto le ragas al fine d’inibire definitivamente la visibilità, sia pure parziale o accidentale, delle parti intime.

Va da sé che il termine ragas sortì quando era maturato, tramite i Padri della Chiesa, un nuovo modo di concepire la vergogna; esso nacque dunque, almeno in Sardegna, durante l’epoca bizantina, come dire in epoca giudicale (quando ancora la Sardegna perpetuava l’uso della lingua accadica). Non a caso il termine è basato sull’akk. raqû(m) ‘nascondere, coprire’. A sua volta anche il lat. brăca, di origine gallica, a suo tempo (ossia in epoca precristiana) aveva già subito l’influsso del termine accadico.

Salvatore Dedola, glottologo-semitista

Nell’immagine: l’incipit, “R”, in Giampaolo Mele (a cura di), Die ac Nocte. I Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all’età spagnola (secoli XI-XVII), Cagliari: AMD Edizioni, 2009

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