Tramandare tradizione sarda ed alpina in ricordo dei morti

partecipanti alla presentazione di sos papassinos de ammodde
Partecipanti alla presentazione di sos papassinos de ammodde.

Domenica 2 novembre – Pubblico attento ad ascoltare la breve relazione di Battista Saiu relativa a “su papassinu de ammodde”, pane rituale della Sardegna contadina, edulcorato con uva passa, da cui il nome “papassinu”, preparato in occasione della festività di tutti i defunti. Sul grande tavolo ovale del “Punto Cagliari”, nella sede di Su Nuraghe di Biella, in bella mostra cesti ricolmi del dolce principe della serata.
A fianco del relatore, Maria Bosincu, Antonietta Ballone e Caterina Orrù, artefici materiali che ne hanno illustrato ricetta, tecniche di preparazione e fasi di cottura.
Prima dell’avvento delle pasticcerie, “su papassinu” nelle mille varianti presenti in Sardegna, era cibo indispensabile nell’allestimento della “tavola dei morti”, approntata nella notte tra il 1° e il 2 novembre. Tradizione diffusissima nel continente europeo, ancora presente e attiva in alcune località dell’Isola e in certe valli alpine.
Le varianti, determinate dalla disponibilità della dispensa contadina, condizionano la diversa tipologia dei cibi offerti; così i papassinos sardi, aromatizzati con buccia di arancia, limone, semi di finocchio selvatico o spezie quali cannella, stelle di anice, baccelli di vaniglia, possono essere edulcorati con frutta secca (uva, prugne, fichi, pere e mele, rispettivamente, papassa, prunalda, cariga, piralda e melalda) o frutta candita, mosto e vino cotto, preziosissimo miele, il comunissimo zucchero di barbabietola o il più raro di canna, arricchiti di noci, mandorle, pinoli, pistacchi, nocciole o altri semi a seconda della disponibilità.
All’ombra del Mucrone, l’offerta per i trapassati è un’austera ciotola di ballotte, castagne lessate con un pizzico di sale e alcune foglie di alloro, arricchita dall’immancabile bicchiere di vino e, in alcuni casi, dall’esotica melagrana, il “pum granà”.
Ai convenuti di Su Nuraghe è stata offerta una doppia degustazione invitando i presenti a differire all’indomani parte dell’assaggio, tramandando, cosi, la tradizione, offerto per una notte sul tavolo domestico in ricordo di tutti i cari defunti.

Eulalia Galanu

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